martedì 2 novembre 2010

Un 4 novembre antimilitarista - FESTEGGIAMO LA PACE NON LA GUERRA


Riportiamo la nota del PRC/Gc di Cervinara:

"Pochi anni fa le piazze si riempivano per dire NO alle guerre di aggressione e ai suoi sponsor, inchiodando alle proprie responsabilità governi di diversa posizione politica. A vedere l’Italia di oggi sembra siano passati anni luce da quelle grandi mobilitazioni. Una rimozione collettiva di tale portata troverebbe giustificazione in un’effettiva diminuzione dei pericoli di conflitto nel mondo, quantomeno nell’area geografica prossima al nostro paese. Potrebbe essere giustificata da una diminuzione dei processi di militarizzazione dei territori e della vita sociale e culturale interna.
La società, invece, nel suo complesso sta subendo un processo di militarizzazione che arriva, con il protocollo La Russa – Gelmini per i corsi paramilitari nelle scuole, a investire direttamente la formazione delle future generazioni. Crescono le basi di Camp Darby e s’ipotizza di costruire il più grande Hub militare d’Italia nel limitrofo aeroporto di Pisa, continuano i lavori di potenziamento di Sigonella e delle basi radar a Niscemi, si potenzia la produzione dei F35 a Cameri (Novara). Territori che cambiano di segno, divenendo nei fatti grandi aree a stretta sorveglianza militare.
È urgente che tutte le realtà sociali, culturali, sindacali e politiche devono muoversi e sostenere il NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI, ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETA’ E DELLA CULTURA.
Il 4 novembre 1918, l’Italia uscì “vittoriosa” dalla Prima Guerra Mondiale, ogni anno è celebrata in tutte le città d’Italia come la Giornata delle Forze Armate.
Come organizzazione giovanile, chiediamo come si possa festeggiare e celebrare ancora la vittoria di una guerra. Per noi quella è solo una giornata di lutto profondo che ci deve far riflettere sulla brutalità delle guerre: circa 650.000 gli italiani che morirono e milioni i feriti e i mutilati. Migliaia e migliaia di proletari, giovani e padri di famiglia mandati al macello, costretti a diventare eroi in una guerra che non accettavano; mentre chi osava disertare era torturato e fucilato. Una guerra svolta solamente per gli interessi e gli affari del capitalismo, dei grandi industriali e per i “capricci” dei re e dei vari politici corrotti. Una guerra che spianò la strada al fascismo e al nazismo.
Oggi il ricordo di questo massacro è bipartisan, centro-destra e centro-“sinistra” si uniscono nella retorica militarista e della guerra giusta ricordando quegli avvenimenti, riabilitandoli, per meglio giustificare le guerre imperialiste che da guerrafondai quali sono, sostengono, votano e rifinanziata in parlamento.
L’occupazione militare e la guerra imperialista in Afghanistan e in Medio Oriente ricordano la Grande Guerra, a cominciare dall’essere mossa essenzialmente per motivi economici."

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