martedì 29 giugno 2010

Il Tar boccia la Gelmini

Clamoroso errore del ministro: i tagli da 8 miliardi di euro non erano pubblicati in Gazzetta Ufficiale, quindi non hanno valore di legge.



La notizia è di quelle che fanno riprendere fiato, dopo un’apnea per aria mefitica. Ecco la boccata d’ossigeno: il Tar del Lazio il 24 giugno ha sospeso l’efficacia delle circolari su iscrizioni alle secondarie, organici del personale della scuola e mobilità. Ossia tutte le conseguenze dei regolamenti Gelmini (la “riforma” delle superiori). Perché? Quei regolamenti, da cui le circolari partono, non avevano compiuto l’iter obbligatorio, non erano stati pubblicati in Gazzetta (pubblicazione parziale avvenuta solo una settimana fa). Ma il governo li ha considerati legge: procedura anticostituzionale e antidemocratica, che una parte della scuola ha denunciato con tutto il fiato che aveva in gola, nel silenzio della maggior parte dei media. Mobilitazione e consapevolezza pagano: la sospensiva dimostra che il ricorso – presentato da 755 docenti, genitori, personale Ata, studenti, insieme Scuola e Costituzione e per Per la Scuola della Repubblica, organizzato dai Coordinamenti scuole superiori di Roma, Bologna, Milano e molte altre città, nonché dal Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale – non era pretestuoso. Con ordinanza n. 1023 il Tar ha accolto la richiesta dei legali ricorrenti, Mauceri e Virgilio, disponendo la sospensione dei provvedimenti impugnati e ordinando a Gelmini di depositare nel termine di 15 giorni una “documentata relazione che, riferendo sui fatti di causa, controdeduca puntualmente sui motivi dedotti con il ricorso”. Il 19 luglio, in una prossima udienza, sarà deciso se confermare o no quanto stabilito.
Sono mesi che da questo giornale ho la possibilità di denunciare tale gravissima anomalia di procedura, dettata da una parte dall’arroganza di sentirsi super leges, dall’altra dalla necessità di far marciare la “riforma”, legge pubblicata o no, per realizzare in tempi utili quanto richiesto da Tremonti: 8 miliardi di tagli, 87.000 docenti e 45.000 Ata in meno. Lo faccio oggi con maggiore motivazione, per ricordarci e ricordare in che razza di Paese stiamo accettando di vivere; rivolgendomi a quella parte della scuola e della cittadinanza immobili e indifferenti all’impegno di quanti svolgono le proprie funzioni coniugandole con mobilitazione e impegno permanenti. Ai colleghi che, in questi giorni, nonostante età e carriere avanzate, si scoprono “soprannumerari”: la “riforma” ha toccato anche loro, e non solo precari senza nome e volto.
Per cominciare: i genitori hanno dovuto iscrivere i figli alla cieca, basandosi sull’offerta formativa dello scorso anno, non aggiornata dalle scuole in mancanza di programmi e regolamenti definitivi. Infatti la “legge” che istituiva i nuovi indirizzi è stata determinata non dall’iter previsto e dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma tramite annuncio sul sito del ministero, a marzo, mese in cui le iscrizioni scadevano. I collegi hanno dovuto adottare libri di testo entro il 31 maggio per le classi I, con i nuovi programmi solo in bozza.
Le classi intermedie di tecnici e professionali si troveranno, dal prossimo anno, dalle due alle quattro ore in meno, senza conoscere neanche le materie tagliate: hanno iniziato a vedere il primo tempo di un film, ma – durante la proiezione – il film è cambiato. Gli iscritti al primo anno del professionale non hanno garanzia che le scuole siano in grado di offrire la qualifica triennale prevista, scelta a carico delle singole Regioni: danni gravissimi al diritto allo studio e all’unitarietà del sistema scolastico nazionale. Non è dato sapere, a due mesi dall’inizio della scuola, a chi verrà affidato l’insegnamento delle discipline introdotte ex novo. L’organico sarà basato su classi di concorso atipiche, commistione tra le vecchie e le nuove, normate da un ulteriore regolamento non ancora legge: sconosciuti i criteri per il trasferimento dei docenti.
La scuola futura è in alto mare: sola certezza è che la circolare sospesa prevedeva 8.711 posti in meno per la primaria; 3.661 per la secondaria di primo grado, 13.746 per la superiore; -15.000 Ata. Totale: 41.118 persone a spasso, in virtù di una “riforma” trattata da chi ci governa come se fosse legge, ma che legge non era. Questo lo scenario su cui si aprirebbe l’anno scolastico 2010-11. Il 19 luglio potrebbe essere evitato un inizio di anno catastrofico e un passo definitivo verso la distruzione della scuola della Costituzione.

di Marina Boscaino
[Fonte: Il Fatto Quotidiano]

giovedì 17 giugno 2010

Pomigliano, nessun passo indietro o si muore

Cosa sta accadendo ultimamente allo stabilimento "Gianbattista Vico" di Pomigliano d'Arco? La fiat da alcuni mesi ha imposto un piano produttivo di "rilancio" dell'azienda, e le sigle sindacali si sono divise tra chi vuole mantenere occupazione a costo di sacrifici e chi, pur rispettando le esigenze economiche del mercato, non intende svendere i diritti dei lavoratori. Così l'11 Giugno scorso i sindacati di Ugl, Cisl, Uil hanno sottoscritto l'accordo e la sola Fiom ha detto No a determinate condizioni. Condizioni che prevedono l'articolazione dell'orario di lavoro di 18 turni per 6 giorni per 8 ore, lo spostamento della pausa mensa di mezz'ora a fine turno (che aumenta i rischi di incidenti sul lavoro), l'utilizzo della pausa mensa per fare straordinario obbligatorio se l'azienda lo richiede (senza nessun accordo sindacale), la riduzione delle pause sulle linee meccanizzate da 40 a 30 minuti,l'abolizione dell'indennità per disagi e i premi per gli assunti dal 2011, infine (la cosa più grave) sanzioni per il mancato rispetto dell'Accordo aziendale, in altre parole i lavoratori saranno sanzionati per qualsiasi iniziativa (dalla protesta o dallo sciopero) se l'Azienda lo decide. Per questo l'Unione degli Studenti di Pomigliano d'Arco, da sempre impegnata per il rispetto dei diritti degli studenti in primis, condanna fortemente questa visione dell'economia, della democrazia e del rispetto dei diritti nei luoghi di lavoro.
Un sistema economico capitalista e neo-liberista che utilizza il lavoratore come merce e non come soggetto da tutelare, che è disposta a mettere in ginocchio i lavoratori che vengono ricattati e minacciati di trasferire lo stabilimento altrove se non accettano, che è disposta a sputare sui diritti costituzionali quali lo sciopero, il diritto ad una pausa minima garantita, il diritto alla prevenzione sul lavoro, per il puro profitto. E' paradossale pensare che gli effetti di questa crisi devastante debbano ricadere sui lavoratori e non su chi quella crisi l'ha creata. Lo Stato non ha saputo affrontare questa crisi: avrebbe potuto obbligare le aziende a rimanere in Italia con finanziamenti o con la loro semi-statalizzazione (come fatto da Francia e America). Invece non solo NON le ha obbligate a restare in Italia ma è addirittura "soddisfatto" se gli operai oggi vengono messi sotto ricatto e sono costretti a lavorare nelle stesse condizioni degli operai cinesi, per essere "competitivi".
Ora attendiamo gli esiti del referendum aziendale del 22 Giugno con la speranza che il piano possa essere respinto dalle lavoratrici e dai lavoratori ed essere rimesso totalmente in discussione.

Fonte: Unione degli Studenti Pomigliano

giovedì 10 giugno 2010

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci


«Sul sito xxx è stato pubblicato un post (ora prontamente cancellato) in cui un gruppo neonazista milanese chiamato "I figli di Hitler" metteva taglie in euro per chi pestava alcuni compagni quali xxx, e xxx del Manzoni e altri. I soldi sarebbero potuti essere ritirati solo da chi avesse consegnato foto che documentassero la cosa. Io lo considero un dato certamente preoccupante.»

Questo è il post comparso sabato scorso su Indymedia - Lombardia.

Non c’è modo migliore per far capire quale sia il clima milanese di questa prima metà del 2010 che riportare testualmente questo post che è comparso sabato scorso su lombardia.indymedia.org
Ma la lista dei nomi comparsa sul sito neofascista è molto più lunga e prende di mira i principali esponenti studenteschi, sia delle superiori che universitari, dell’antifascismo milanese.
La reazione generale e unanime è di sconcerto e sdegno. E di solidarietà. Perché queste minacce non fanno che ricordarci l’importanza dell’antifascismo, della cultura della nonviolenza attiva da opporre alla subcultura della violenza generata dall’ignoranza.

il 2010, a Milano, è stato un anno all’insegna della lotta ai neofascismi, movimenti che, da realtà più che marginali, quali sono al momento, cercano disperatamente di apparire sulle cronache dei giornali, spesso con iniziative fra l’inquietante e il ridicolo.

così come cercano nuovi adepti consumando chili di volantini che distribuiscono piazzandosi coi caschi davanti alle scuole superiori. Ma loro si sono infastiditi soprattutto col Liceo Manzoni, perché quella scuola aveva deciso, in risposta ai volantinaggi di Forza Nuova, di rispondere con le tre potenti armi di cui potenti di cui può disporre un collettivo studentesco: il boicottaggio, consistente nel rifiuto dei volantini fascisti, la dissacrazione, attuata con una applauso ironico, e l’indignazione, manifestata con un presidio antifascista aperto alla cittadinanza davanti alla scuola.

Di fronte al partecipato 25 aprile milanese, i fascisti hanno convocato manifestazioni e concerti di livello nazionale e internazionale ma dai numeri insignificanti. E l’antifascismo milanese ha fatto sentire la sua voce di risposta immediata tutte le volte che le teste rasate sono scese in piazza.

Milano è una città difficile per molti aspetti; ma per fortuna il neofascismo non trova (ancora?) lo spazio che aspira ad avere; ecco dunque la frustrazione che si concretizza in minaccia verso gli avversari istigando violenza dietro compenso.

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci. (Isaac Asimov)


"XXX del Manzoni"
LaPS - Laboratorio di Partecipazione Studentesca

lunedì 7 giugno 2010

Manifestazioni e proteste in tutta Italia contro i tagli

“La situazione è fin troppo chiara: distruggono la cultura perché è sovversiva, perché è libertà e democrazia. Bisogna opporsi a tutto questo. Spingere con la forza e non tacere.” Così il regista Mario Monicelli ha esortato lo scorso 3 giugno gli studenti dell'istituto Rossellini a Roma a ribellarsi ai tagli alla cultura e alla scuola operati da questo governo, che gli studenti dello storico istituto cinematografico romano hanno definito come una nuova Armata Brancaleone.
La già grave situazione in cui versano i nostri istituti scolastici, infatti, non potrà che aggravarsi con la manovra finanziaria da poco varata dal governo che prevede tagli di 9 milioni di euro per le supplenze e un taglio ai trasferimenti al ministero dell'istruzione di oltre 300 milioni in tre anni. A Ciò si aggiunge il blocco degli stipendi del personale della scuola fino al 2012, quindi solo tra due anni e mezzo si potrà riaprire la trattativa per il rinnovo del contratto, scaduto il 31 dicembre scorso.
Si moltiplicano in questi giorni le iniziative di protesta di lavoratori, sindacati e studenti contro i tagli alla scuola. Il 3 giugno scorso si sono svolte occupazioni simboliche degli uffici scolastici provinciali e regionali da parte della Flc-cgil, che a Milano ha anche lanciato uno sciopero di alcune ore per il 14 e 15 giugno fornendo un dato allarmante: mentre gli alunni delle scuole primarie dell’intera provincia milanese rappresentano il 42% del totale regionale, il taglio sugli organici arriva al 58% penalizzando dunque le scuole della città.
Anche i sindacati di base, Cobas e CUB, si preparano allo sciopero degli scrutini che avverrà in giorni differenti regione per regione e mira a bloccare lo svolgimento delle valutazioni scolastiche di fine anno. Sempre i sindacati di base, si preparano ad una manifestazione il 15 giugno.
Lo stesso giorno, la FLC sarà in piazza a Roma assieme alla Funzione Pubblica per una manifestazione nazionale dallo slogan “Tutto sulle nostre spalle”. Il corteo partirà alle 15 da Piazza della Repubblica per arrivare a piazza del Popolo. La CGIL vuole contrastare una manovra "iniqua, pasticciata che non sostiene gli investimenti e l'occupazione" e scende in piazza per difendere i diritti dei lavoratori dai continui attacchi del Governo, rappresentati dal ddl lavoro e dal progetto di riforma dello Statuto dei Lavoratori, annunciato dal Ministro del Lavoro Sacconi. La Cgil ha annunciato anche uno sciopero nazionale per la fine di giugno.
Non mancano anche le iniziative promosse dai coordinamenti di lavoratori delle scuole. Fa notizia quella annunciata dai docenti dell'istituto Fermi di Roma che chiuderanno l'anno scolastico con queste parole: “Oggi 11 giugno 2010 ultimo giorno di scuola, siamo qui per la cerimonia funebre in ricordo di tutte le discipline scomparse e di quelle gravemente mutilate dalla riforma Gelmini. Vogliamo ricordarle affinché il colpo inferto alla scuola pubblica rimanga nella memoria di tutti”. Non mancherà il suono delle campane a morto e il Requiem di Mozart in sottofondo.
Gli studenti non possono che essere parte attiva di queste lotte, decisi a difendere il diritto delle giovani generazioni e del nostro Paese di accedere al sapere e alla cultura, decisi a difendere la libertà e la democrazia.

Stefano Vitale