
“Perché non succeda mai più”. Questa è la parola d’ordine che ricorre in questa circostanza. Non abbiamo dubbi sul fatto che sia giusta e che ripeterla ogni anno in questa giornata, lungi dal banalizzarla, dovrebbe rafforzarla e soprattutto farla diventare un patrimonio stabile della coscienza individuale e collettiva. Dobbiamo però riconoscere che non è sufficiente. Il problema è non tanto che cosa affermiamo, ma che cosa abbiamo fatto e che cosa intendiamo fare.
Siamo nel 66°anniversario della fine della guerra e della liberazione dei campi, il giorno della memoria assume un particolare significato. Dobbiamo sempre ricordare (come indica la legge che istituisce la giornata della memoria) "la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetti i perseguitati”. Come sindacato studentesco siamo vicini più che mai a chi anche oggi quotidianamente subisce ogni forma di discriminazione poiché questa è sempre gravida di violenza. Siamo vicini a chi la nuova destra xenofoba vorrebbe colpire e isolare (oppositori politici, omosessuali, ebrei, immigrati).
« Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario » (Primo Levi)
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