martedì 4 gennaio 2011

Nuova lettera inviata ipoteticamente al compagno Antonio Gramsci

di Luca Servodio - Coordinamento Nazionale Giovani Comunisti/e




Caro Antonio,
ricordi che l’undici gennaio 2009, ti scrissi una lettera, dove raccontavo l’aggressione per un articolo dal titolo “Cervinara antifascista”, nei riguardi di un giovane antifascista? A fine 2010, abbiamo di nuovo subito l’aggressione, sempre da parte del solito futurista/fascista. L’aggressione è scaturita, perché il compagno non l’aveva salutato. Il camerata vuole rispetto ed essere salutato. Tu che con Palmiro Togliatti, hai condiviso un tratto di strada, ricordi bene il suo insegnamento: “L’avversario degna di stima, va rispettato”. Il camerata “Kesserling”, deve capire che lui e suoi “amici”, sono responsabili di continue aggressioni, atti intimidatori per l’intera penisola. Finché queste persone rifiutano l’impianto stesso della Carta Costituzionale, restando fuori dalle regole e dai principi fissati dai costituenti, non hanno il diritto di manifestare e non vanno rispettati. Nel nostro Paese le organizzazioni che si richiamano al fascismo e l’apologia di fascismo sono illegali e come tali perseguibili penalmente così come la denigrazione della Costituzione e dei valori della Resistenza (legge Scelba n°645). Dalle tue lettere, ho appreso che l’assunzione della teoria della nonviolenza, non possiamo condividerla come tratto identitario. Le forme di lotta dipendano dal contesto in cui si praticano: oggi in Italia è possibile attuare la lotta pacifica anche perché ieri i partigiani, con le armi in pugno, hanno sconfitto il fascismo.

Finché sentire il profumo della democrazia (anche se sta svanendo), rispetteremo la legalità, faremo denuncie, lotteremo contro la corruzione, saremo a fianco dei lavoratori, degli immigrati e dei diversi. Conosciamo la coerenza e la dignità, imparato l’umiltà e anche la rivoluzione. Noi, non urliamo un “ideale” e poi votiamo il campanile.

L’aggressione avvenuta al compagno, possiamo definirla: politica e non un semplice litigio tra giovani. Bisogna, però, avere il coraggio di accettare i paragoni con i fatti del passato. Ce n'è solo un adeguato. I fascisti bruciavano le sedi socialiste e comuniste e picchiavano, aggredivano i dirigenti, del resto non solo del movimento operaio, ma anche democratici e popolari. Gli atteggiamenti del camerata “Kesserling”, sono l’identica cosa.

I comunisti non si faranno intimidire, né oggi, né domani. In comunisti lottano per la conquista del potere, con obiettivo della trasformazione della società. Costruire una società di liberi e di uguali, non rinunciando a guidare la lotta degli uomini e delle donne per la produzione delle condizioni della loro vita, compresso la messa
a bando di nuovo di tutte le organizzazioni fasciste. Ricordando Calamandrei:
“su questa strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci troverai
morti e vivi con lo stesso impegno”

Caro Antonio, ti saluto con il Pugno alzato e con gli anfibi lustrati. Ti abbraccio
teneramente (come finivi le tue lettere dal carcere).

Luca

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